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Sottoprodotti: cosa sono e quali le differenze con i rifiuti?

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La gestione sostenibile delle risorse e la minimizzazione dei rifiuti sono temi fondamentali nell’attuale contesto ambientale. Una corretta distinzione tra rifiuti e sottoprodotti è cruciale per garantire il rispetto delle normative ambientali e ottimizzare l’uso delle risorse. In questo articolo, esploreremo cosa sono i sottoprodotti, come riconoscerli, le loro differenze con i rifiuti, esempi pratici di sottoprodotti e le normative che li regolano.

Contenuti

Cosa sono i sottoprodotti e come riconoscerli

I sottoprodotti sono materiali che derivano da un processo di produzione primaria e che, pur non essendo il prodotto principale, possono essere utilizzati ulteriormente senza necessità di un trattamento preventivo. Secondo la normativa europea, in particolare la Direttiva 2008/98/CE, un materiale può essere considerato sottoprodotto se soddisfa quattro criteri principali:

  1. Ulteriore uso certo: Per essere considerato un sottoprodotto, il materiale deve avere un utilizzo successivo certo e legittimo. Questo implica che ci deve essere una chiara destinazione d’uso per il materiale, senza incertezze riguardo alla sua futura applicazione.
  2. Produzione integrata: Il materiale deve essere prodotto come parte integrante di un processo di produzione. Pertanto, la generazione del materiale è una conseguenza inevitabile e intenzionale del processo produttivo principale.
  3. Utilizzo senza ulteriori trattamenti: Il materiale deve poter essere utilizzato direttamente senza trattamenti aggiuntivi diversi da quelli normali della produzione. Sono quindi inclusi i trattamenti di routine, ma non processi complessi di trasformazione (come quelli richiesti per il recupero dei rifiuti).
  4. Sicurezza per l’ambiente e la salute: L’uso del materiale deve essere sicuro e non deve comportare impatti negativi sull’ambiente o sulla salute. Questo criterio assicura che l’utilizzo dei sottoprodotti non crei rischi aggiuntivi.

Quali sono le differenze con i rifiuti

La principale differenza tra rifiuti e sottoprodotti risiede nella destinazione d’uso e nel trattamento necessario:

  • Rifiuti: Qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfa o ha l’obbligo di disfarsi. I rifiuti necessitano di un trattamento di smaltimento o recupero.
  • Sottoprodotti: Materiali che derivano da un processo di produzione primaria, ma che possono essere utilizzati ulteriormente senza necessità di smaltimento o recupero.
 

Le differenze fondamentali includono:

  • Finalità: I rifiuti sono destinati allo smaltimento o al recupero, mentre i sottoprodotti sono destinati a ulteriori usi produttivi.
  • Trattamento: I rifiuti spesso richiedono trattamenti specifici per ridurre l’impatto ambientale, mentre i sottoprodotti possono essere utilizzati direttamente.
  • Regolamentazione: I rifiuti sono soggetti a normative stringenti riguardo alla gestione, mentre i sottoprodotti, se rispettano i criteri di cui sopra, non sono considerati rifiuti e sono regolati in modo diverso.

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Esempi di sottoprodotti

Ecco alcuni esempi di sottoprodotti in diversi settori:

– Industria agroalimentare: Le bucce di agrumi utilizzate per produrre oli essenziali o pectina.

– Industria metallurgica: Le scorie di altoforno utilizzate nella produzione di cemento.

– Industria chimica: Il glicerolo, un sottoprodotto della produzione di biodiesel, utilizzato in cosmetica e farmaceutica.

– Industria del legno: I trucioli e la segatura utilizzati per la produzione di pellet e pannelli truciolari.

Quali sono gli obblighi?

La responsabilità di dimostrare che un residuo di lavorazione può essere considerato un sottoprodotto spetta al produttore. È fondamentale che il produttore provi tutte le condizioni necessarie per qualificare il residuo come sottoprodotto.
 
Sebbene la norma generale non fornisca una procedura specifica per dimostrare le quattro condizioni richieste, questo vuoto normativo viene colmato dal Decreto Ministeriale 264/16. Questo decreto suggerisce le modalità per costruire le prove necessarie e gli strumenti da utilizzare, come la scheda sottoprodotto e il contratto sottoprodotto.

Normativa e circolari

La gestione dei sottoprodotti è regolata da specifiche normative e linee guida, sia a livello europeo che nazionale:

Direttiva 2008/98/CE: Questa direttiva quadro sui rifiuti definisce i criteri per distinguere tra rifiuti e sottoprodotti.

– Normativa italiana: In Italia, il Decreto Legislativo 152/2006 (Testo Unico Ambientale) recepisce la direttiva europea e specifica ulteriormente i criteri per la classificazione dei sottoprodotti. Successivamente, il D.M. 264/2016 chiarisce i criteri secondo i quali una sostanza o un oggetto può essere qualificato come sottoprodotto.

– Circolari Ministeriali: Varie circolari emanate dal Ministero dell’Ambiente forniscono chiarimenti e linee guida sulla gestione dei sottoprodotti, come la Circolare 15 marzo 2018, n. 4064, che fornisce indicazioni per la corretta gestione dei sottoprodotti nel settore agroalimentare.

Comprendere la distinzione tra rifiuti e sottoprodotti è essenziale per una gestione efficiente delle risorse e il rispetto delle normative ambientali. Riconoscere i materiali che possono essere considerati sottoprodotti consente di ridurre la quantità di rifiuti generati e promuovere un’economia più circolare e sostenibile.

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